Pochi sanno che il 17 aprile 2016 sarà una data storica per il nostro paese grazie al referendum sulle trivelle.
In questa data, verrà infatti deciso dai cittadini tramite un referendum, se l’Italia si troverà tra quei paesi avanzati o meno che avranno deciso di dare uno stop all’utilizzo delle energie fossili, proseguendo il proprio sviluppo economico ed energetico verso una direzione ben più sostenibile e bloccando il futuro delle trivellazioni petrolifere nel nostro paese.
Anche se è abbastanza ovvio che petrolio e gas naturale, continueranno ad essere utilizzati massicciamente e a lungo, è anche vero che i pochi giacimenti petroliferi disponibili sul suolo italiano non sono minimamente sufficienti per assolvere le nostre necessità energetiche. In ogni caso infatti, l’Italia rimane un paese fortemente dipendente dall’estero per l’importazione del greggio e le poche società che hanno le risorse per effettuare ricerche petrolifere nei nostri mari, lo fanno unicamente per un loro cospicuo tornaconto, danneggiando ogni giorno oltre l’ecosistema, lo sviluppo delle energie rinnovabili ed il turismo del nostro paese.
Mentre i “sostenitori del NO“, in totale disaccordo con gli obiettivi di sostenibilità, cercano nuove incommentabili scuse per giustificare il proseguimento delle trivellazioni (tra cui l’impiego, il rispetto delle norme ambientali delle piattaforme o la riduzione del traffico di navi petroliere nei nostri porti…), cerchiamo di riepilogare in breve quanto stabilirebbe il referendum sulle trivelle.
Questo infatti, propone ai cittadini italiani di vedere la propria posizione in merito alle trivellazioni petrolifere entro le 12 miglia lungo le coste italiane, interessando solamente il rinnovo dei contratti di trivellazione già attivi e persistenti nei mari italiani, mentre i nuovi impianti sono già vietati in ogni caso.
Nel referendum sulle trivelle sarà chiesto agli elettori se vogliono abrogare o meno la parte di una legge che consente di portare a termine le trivellazioni per l’estrazione di gas naturale e petrolio fino all’esaurimento del giacimento, recitando quanto segue:
Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, ‘Norme in materia ambientale’, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 ‘Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016)’, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?
Ricordiamo che per essere valido il referendum deve ottenere un’adesione del 50% degli aventi diritto al voto per raggiungere il quorum e possiamo quindi riassumere che:
Se vince il SIallo scadere del contratto di trivellazione, questo non potrà essere rinnovato e la concessione verrà revocata, anche se nel giacimento saranno ancora disponibili metano o petrolio. |
Se vince il NOal termine del contratto le compagnie petrolifere potranno deciderne il rinnovo e proseguire con le trivellazioni fino all’esaurimento del giacimento. |
Si evince quindi che, se il voto sarà favorevole, entro i prossimi 5-10 anni (a seconda dei singoli contratti di concessione delle varie piattaforme), le trivelle che si troveranno entro le 12 miglia (circa 22km) dalle nostre coste, dovranno essere dismesse anche se nel sottosuolo continueranno ad essere presenti idrocarburi.
Ovviamente Greenpeace, in prima linea per la comunicazione del referendum, ci ricorda alcuni dei buoni motivi per cui è importante VOTARE SI scegliendo l’abolizione di questa norma:
- LA RICCHEZZA DEL NOSTRO PAESE NON È IL PETROLIO
Il 17 aprile puoi scegliere: lasciare che i nostri mari diventino un far west di petrolieri, mettendo a rischio il Mediterraneo, oppure far capire al governo che il nostro vero petrolio è la bellezza delle nostre coste, culla della nostra storia e della nostra cultura. - UNA PERDITA DI PETROLIO SAREBBE UN DISASTRO!
Quando parliamo di trivelle offshore, nessuno può escludere un incidente. E in un mare chiuso come il Mediterraneo, un disastro petrolifero causerebbe danni gravissimi e irreversibili. - METTIAMO IN PERICOLO IL MARE PER UN PUGNO DI BARILI!
Per estrarre poche gocce di petrolio di scarsa qualità, si mettono in pericolo le nostre coste, la fauna, il turismo, la pesca sostenibile. Le prime vittime innocenti potrebbero essere delfini, capodogli, tartarughe, gabbiani e i pesci che popolano i nostri mari. Difendili! - LE TRIVELLE NON RISOLVONO I NOSTRI PROBLEMI ENERGETICI
È il momento che qualcuno te lo dica: bucare i fondali non risolverà la nostra dipendenza energetica dall’estero. Come ammette anche il governo, le riserve certe di petrolio nei mari italiani equivalgono a 7-8 settimane di consumi nazionali e potremmo estrarre gas per soddisfare i consumi di 6 mesi. Ne vale la pena? - CI GUADAGNANO SOLO I PETROLIERI
Per estrarre petrolio le compagnie devono versare dei “diritti”, le cosiddette royalties. Ma per trivellare i mari italiani si pagano le royalties più basse al mondo: il 7% del valore di quanto si estrae. E i petrolieri ringraziano. - DIFENDI IL TUO DIRITTO DI SCEGLIERE!
Per scongiurare il quorum, Renzi ha anticipato la data del voto al 17 aprile, dimezzando i tempi della campagna referendaria e ostacolando il tuo diritto a informarti. Dimostragli che questi trucchetti non riusciranno a fermare la democrazia. VOTA SÌ!
Noi ci auguriamo che nel brevissimo tempo che resta a disposizione per diffondere questo messaggio, gli italiani colgano l’importanza di tale referendum sulle trivellazioni e che il 17 aprile il quorum venga abbondantemente superato.
Nel frattempo vi invitiamo a prendere visione di quello che realmente coinvolge il nostro territorio, con una mappa (fonte: Internazionale e ministero dello sviluppo economico) che segnala quali sono le 21 (delle oltre 130 piattaforme per l’estrazione di idrocarburi presenti sul territorio italiano) interessate dal referendum.